Ho la sindrome della capanna?
Scientificamente è una sindrome che non esiste, fatto sta che sto accusando serie difficoltà ad uscire di casa e che la paura mi impedisce di riprendere in mano la mia vita.
Mi sono documentata su questa strana sensazione, prima confrontandomi con le persone a me care, poi leggendo riviste, libri e articoli e, sebbene non mi piaccia catalogare le cose posso dire che SI, ne soffro.
Fortunatamente sembra che sia una cosa passeggera, ma per far si che lo sia davvero sarò io a dover intervenire, a dover fare qualcosa, in poche parole SONO IO CHE DEVO AGIRE.

Siamo sempre alla solita storia, niente cambia intorno a noi se non siamo noi a cambiarlo.
Condividerò qualche suggerimento ma prima fammi un pò sfogare:)
Era aprile e avevo già scelto di diminuire il contatto con telegiornali e riviste dopo essermi accorta non facevano altro che aumentare l’ansia e la preoccupazione. Avevo la testa piena di informazioni, spesso contraddittorie, senza avere modo di crearmi un mio punto di vista. Questo faceva si che la mia mente andasse dietro al sentito dire, che non è mai positivo.
Quando sentivo parlare di una possibile riapertura il 4 maggio, la mia mente ha subito fatto finta di niente, come se quella data non fosse mai stata pronunciata. In fondo, mi dicevo, per me non cambierà assolutamente niente, continuerò a restare in casa fino a che non arriveremo al contagio zero. Facevo finta di niente, rimandavo e mi raccontavo storie. Nella mia mente ero convinta che tutti si sarebbero comportati come me, che ci sarebbe stata una graduale evoluzione delle cose, che un timore generale avrebbe impedito alla folla di riprendere una normalità che non era più normale.
Invece no. Sbagliavo. Perché il 4 maggio è arrivato e con lui la dimenticanza, la voglia di uscire tutti insieme, delle cene fuori, dei locali, delle passeggiate, degli abbracci e delle partenze. Per molti, ma non per me. Io ho continuato a vivere la mia realtà domestica alla quale senza grandi difficoltà mi sono abituata e ho scoperto, con sorpresa, che mi piace molto.
Ora però vai a capire se mi piace perché mi piace o se mi piace ho paura di quello che c’è fuori.
Ma come è potuto succedere? Ho cercato così di darmi delle risposte.
La mia casa in questo periodo è diventata il mio luogo sicuro, il luogo in cui rifugiarmi e salvarmi dal contagio. La mia casa è protetta, pulita come dico io, sana e salva. L’idea di buttarmi in un mondo che non posso controllare, un mondo in cui devo necessariamente affidarmi al prossimo, mi terrorizza. Lì fuori ci sono incertezze, c’è insicurezza. Qui dentro, casa, protezione, sicurezza.
Lì fuori c’è un mondo che non conosco più, un mondo tossico, fatto solo di occhi che non riconosco, di imprevisti e stress. Qui in casa regna la pace e la tranquillità.
Ma.
C’è un ma, e forse non solo uno. Con questo atteggiamento non ho fatto altro che INGIGANTIRE il mondo esterno. Non uscendo, ho potuto solo immaginarlo e così ho iniziato a disegnare, nella mia testa e senza controllo, le cose peggiori dando alla paura il suo cibo preferito. La paura del futuro, del contagio, degli altri, paure che hanno, a poco a poco, preso il sopravvento.
Come si può affrontare questa situazione? Io intanto, per non saper né leggere né scrivere, mi sto preparando un piano di attacco perché NON È SANO isolarsi e chiudersi in casa. Se non sarà il virus ad uccidermi, mi ucciderà qualcos’altro. Insomma rischio di creare un problema ben più grande.
E allora questi sono alcuni dei consigli che dò a me stessa e che rivolgo a te:
- PARLA CON LE PERSONE. Quelle che vivono con più leggerezza questa situazione. Non perché pensi che il loro sia il modo giusto, ma perché capire che esistono altri punti di vista oltre al tuo ti può aiutare a farti un’idea completa della situazione. Non è giusto chiudersi in casa, come non è giusto fare come se non fosse successo niente. Trovare una giusta via di mezzo è la chiave.
- CERCA DI USCIRE GRADUALMENTE. Forzati, ma senza traumi. Una passeggiata intorno casa, con le giuste precauzioni, in posti poco affollati, NON PUÒ FARTI MALE, anzi.
- INCONTRA PERSONE DI FIDUCIA. Quelle persone che durante la quarantena hanno rispettato le regole e che sicuramente avranno rispetto delle tue esigenza, che non ti chiederanno baci e abbracci ma avranno piacere di fare una passeggiata al parco respirano aria buona.
- CERCA UN POSTO CHE TI FACCIA SENTIRE AL SICURO. Un esempio? Io ho deciso di andare dal parrucchiere. So che sembra una banalità ma, è un piccolo rituale che avevo e che può funzionare da trait d’union tra un isolamento completo e una cena fuori. Ho la fortuna di andare in un salone di bellezza molto grande, dove le proprietarie, due amiche, hanno massimo rispetto delle regole. Lì so che posso sentirmi al sicuro.
Purtroppo che per riappropriarci di una pseudo normalità dobbiamo fare alcuni piccoli sforzi. Non ci verrà naturale, dovremo faticare molto sia psicologicamente che fisicamente, ma è l’unica strada possibile per non impazzire e rimanere prigioniera di sé stessa. Coraggio, è ora!
E tu? Come stai affrontando il post lockdown?